Incendi boschivi, una piaga ambientale e sociale

vesuvio in fiamme
Luglio 24, 2017

Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree (art. 2 della, Legge 21 novembre 2000, n. 353).
Per incendio non boschivo si intende un fuoco che, pur producendo danni all’ambiente rurale e al territorio, si estende su aree diverse da quelle forestali e non possiede la suscettività ad interessare dette aree.
Quale che sia l’area interessata, un incendio è una calamità per le risorse coinvolte che rischiano l’annichilimento: le conseguenze per l’equilibrio naturale sono gravissime e i tempi per il riassetto dell’ecosistema forestale e ambientale molto lunghi. Non solo: le alterazioni delle condizioni naturali del suolo causate dagli incendi favoriscono anche fenomeni di dissesto dei versanti provocando, in caso di piogge intense, lo scivolamento e l’asportazione dello strato di terreno superficiale, aumentando il rischio idrogeologico dell’area.
Sotto l’aspetto tecnico, gli incendi di cui si discute includono sia gli incendi boschivi propriamente detti sia gli incendi non boschivi e territoriali, cioè l’incendio di pascolo, di incolto, di ex coltivo, di sterpaglia, di formazione sub forestale. Questa differenziazione serve per comprendere le diversità dei fenomeni calamitosi che necessitano di tecniche di approccio e di lotta diverse, che si sviluppano in ambiente completamente diverso, con rischi e pericoli diversi, con mezzi tecnici da impiegare completamente differenti. Entrambi i tipi di incendio invece, poiché possono rappresentare un vero pericolo sia per la popolazione che per l’ambiente, devono essere spenti al loro primo insorgere e nel più breve tempo possibile.
Gli incendi conseguono ad un insieme di fattori tra cui alcuni predispongono la possibilità che il fuoco avvenga mentre altri determinano l’innesco della combustione. I fattori predisponenti sono riconducibili alle caratteristiche della vegetazione e ai fenomeni che le fanno assumere condizioni di secchezza tali da potere bruciare; i fattori di innesco sono, invece, soprattutto legati al comportamento umano e riconducili ad azioni umane dolose o colpose.
Oltre il 80% degli incendi si sviluppa per causa umana.
Quale che sia la causa, è innegabile che il fenomeno incendi rimane una piaga ambientale e sociale che ogni anno si ripresenta con una forza nuova. Poiché la predisposizione agli incendi è legata a fattori principalmente climatici, vegetazionali e morfologici, sui quali non si può intervenire su larga scala, l’azione contenitiva all’accadimento degli incendi può e deve partire dagli inneschi: la prevenzione è la strategia principale per poter, quanto meno, tenere sotto controllo il fenomeno dato per scontato che l’incidente o il caso fortuito sono sempre possibili.
Negli ultimi trent’anni è andato distrutto il 12% del patrimonio forestale nazionale; da quando è attivo l’archivio del Corpo Forestale dello Stato (anni ’70) è stato possibile monitorare l’andamento degli incendi boschivi e delle loro conseguenze.
Il numero annuo di incendi in Italia è andato crescendo negli anni ’70, mantenendosi inferiore ai 10.000 incendi per anno, aumentando nei decenni successivi rimanendo poi costantemente elevato (~15.000 incendi) negli anni ’80 e ’90 fino ad arrivare ad una media di incendi per anno ridotta di circa un terzo rispetto a quella dei due decenni precedenti.
(periodo di riferimento: 1970 – 2014. Fonte: Corpo Forestale dello Stato).

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